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Il Romanzo

 

 

cap II

Notturno

  

            Tutto era rimasto come ricordava.

Il viottolo che conduceva alla Pietraia era rischiarato appena dal chiarore lunare.

La  Pietraia era invisibile e impenetrabile nei suoi segreti, nascosta a tutti dal buio profondo e dagli alti eucalipti le cui chiome dondolavano placide al carezzevole vento notturno.

            Tastò sul bordo del vaso di begonie posto vicino all’uscio e trovò la chiave.

            Come sempre.

Prima di entrare in casa si fermò per sentire spumeggiare il mare sugli scogli, respirando a pieni polmoni per carpire la soavità dell’aria profumata di erbe odorose, di mirto selvatico, di salsedine.

                                   Di ricordi.

Entrò in casa e, compiaciuto, vide sul tavolo un cesto colmo di uva, pesche e albicocche.  La sua frutta preferita.

Accanto al cesto, un grosso pane, posto su un candido tovagliolo di lino, spandeva ancora il profumo del forno a legna.

Mattia non toccò cibo, ma osservava solamente, deliziandosi dell’accoglienza silenziosa nelle premure manifeste.

            Sorrise.

Entrò in camera da letto e sistemò alla meglio la piccola valigia e la sua borsa da medico, che non lasciava mai. Avrebbe avuto tutto il tempo per ordinare con calma. Non sarebbe più ripartito, come suo solito. Da due anni non tornava nella terra natale e la nostalgia era diventata sempre più struggente.

            E non solo della sua terra natale.

Diede una rapida occhiata, sul comò c’era la sua acqua di colonia preferita. E sorrise nuovamente, sempre più compiaciuto per le attenzioni che gli erano state riservate. Ma questo fece aumentare l’ansia che negli ultimi giorni l’aveva tormentato.

Cominciava ad avvertire anche una grande stanchezza. Il viaggio era stato lungo, da Roma al paese. Aveva percorso la strada lentamente,  con imposta calma per riflettere ancora sul cambiamento radicale di vita che aveva deciso.            Ripensò ai vicoli e alle stradine che gli erano apparsi  strettissimi, ora che li aveva percorsi in macchina. Con i fanali  aveva continuamente lampeggiato per spezzare il buio nelle curve quasi cieche che conducevano al paese.

E quando in lontananza sulla strada costiera si era finalmente stagliato netto Palazzo Mastai, aveva tirato un sospiro di sollievo.

            Palazzo Mastai, il suo Palazzo da generazioni.

            “Che silenzio!”  Disse ad alta voce,  dandosi un’occhiata allo specchio. Non si piacque, non aveva certo  un bell’aspetto. In realtà era molto stanco e aveva già la barba lunga. Fece una rapida doccia e si sdraiò sul letto, credendo di addormentarsi subito.  Benché fosse il mese di agosto era una notte fresca, non c’era l’afa delle insonni notti romane. Era piacevole sentire le lenzuola ancora fresche di bucato.

            Ma non riusciva a dormire. Mattia era emozionato, molto emozionato.

Si alzò e accese un sigaro, che spense subito per non perdere le suggestione delle sensazioni olfattive appena ritrovate.Andò in cucina, preparò del caffè e con la tazzina ancora in mano si recò in giardino. I mastini gli si fecero incontro, scodinzolando continuavano a fargli le feste.

            E non bevve neanche il caffè.

Si chinò per accarezzarli meglio, a lungo. Lo avevano seguito dal giardino di Palazzo, dove aveva parcheggiato l’auto, fino alla Pietraia. Lo sdrucio delle ruote sulla ghiaia li aveva messi all’erta e  lo avevano accolto festosi.

            Mattia era felice, adorava i suoi cani.

             “Che razza di dono di laurea!” Aveva borbottato la madre , quando zio Pietro gli aveva donato i due cuccioli.

“Tornerai subito a Roma, chi baderà a loro?” gli aveva chiesto disperata.

Mattia per tutta l’estate li aveva allevati ed educati. Al ritorno a Roma li aveva portati con se e, dopo un anno, quando non gli fu più possibile tenerli, li riportò al paese, con grande gioia del padre.

Ancora una volta sorrise pensando alla madre e a tutte le sue osservazioni continue e,  a volte, fastidiose.  Molto stanco Mattia rientrò e si ributtò sul letto, poi si sdraiò supino, incrociando le braccia sotto la testa.  Non era poi così certo di voler dormire. Anticipava mentalmente gli eventi che avrebbe vissuto al mattino dopo. La stanza era completamente illuminata dal chiarore lunare e sulle pareti danzavano le ombre dei rami più fronzuti, appena mossi dalla brezza che saliva dal mare.

            Era un notturno soave.

Rammentò il pianoforte posto nella sala grande di Palazzo e le ore trascorse davanti all’amato strumento.

            Il mare, la musica, lo studio,  le sue grandi passioni.

                            E Maddalena.

Solo al sussurrare il suo nome nella solitudine della notte sentì il cuore balzare in petto. Non la incontrava da quasi due anni, ma non aveva importanza il tempo trascorso. Lei era sempre stata presente nella sua mente ed era certo di essere ricambiato.

Da qualche mese pensava a lei in modo diverso, non solo con la tenerezza della loro amicizia, ma con tenerissimo amore.

Un giorno, meditando sul trascorrere del tempo, la immaginò più donna e da allora aveva cominciato a provare forte  nostalgia del suo mondo. Di tanto in tanto cadeva in profonde malinconie, che fugava subito quando rifletteva sul fatto che nulla gli impediva di ritornare ed esercitare la sua professione nella terra natale.

            Vivere con le persone che amava.

             Mattia riusciva a vedere dal letto il manto stellato della piacevole notte d’agosto. Si alzò e si recò ancora una volta in giardino.

            Lo spettacolo era affascinante, magnifico, quasi irreale.

Non riusciva a distinguere il mare dal cielo, indissolubilmente legati dai punti luminosi delle lampare lontane e delle stelle infinite. Le costellazioni, ben visibili, offrivano il loro smagliante splendore e le nebulose esibivano tutta la loro grazia.

            Nel buio cercò Cassiopea. Il molo era poco illuminato, ma insistendo con lo sguardo dei ricordi, riuscì a individuare i suoi alberi. Dondolava  sonnolenta.

            Era un felice presagio.

Ripeteva il nome di Maddalena, quasi per accelerare il giorno, non riusciva più a sopportare le poche ore di attesa.

            “Quanto mi sei mancata, amore mio!”

Dialogava con se stesso ad alta voce, quasi sperando che le sue parole potessero arrivare fin su a casa di Maddalena, fin al suo cuore. La desiderava e la voleva sposare al più presto, se lei avesse accettato il suo amore.

“Non voglio aspettare se non il tempo rituale previsto dalla chiesa. Vento e  Lampo, sarete voi i miei testimoni !”

            Disse scherzosamente ai mastini. Stava quasi per albeggiare. Rientrò e si stese ancora sul letto.

Mattia non voleva addormentarsi, voleva assaporare l’attesa del loro incontro, che sarebbe stato del tutto casuale, ma certo.

            Cullato dalle dolcissime immagini, si addormentò.

 Per poco tempo.

            Il sole si era già levato ed arrivavano dalla marina  i primi, vitali rumori quotidiani.

 

 

Indice

  1.     Cap 1°        Porta di Mare                                                      

  2.     Cap 2°        Notturno                                                                

  3.     Cap 3°        Maddalena

  4.     Cap 4°        La Pietraia

  5.     Cap 5°        Il Vicolo

  6.     Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

  7.     Cap 7          Tempesta di mare

  8.     Cap 8°        Calura  

  9.     Cap 9°        Mattia

  10.     Cap 10°      Quiete

  11.     Cap 11°      Sciame meteorico

  12.     Cap 12°      Il mirteto

  13.     Cap 13°      Cassiopea

  14.     Cap 14°      Maestrale

  15.     Cap 15°      Il castagneto

  16.     Cap 16°      Vaniglia

  17.     Cap 17°      Bava di vento

  18.     Cap  18°     Solitudine

  19.     Cap 19°     Allegro ma non troppo

  20.     Cap 20°     Andante moderato

  21.     Cap 21°     Andante maestoso

  22.     Cap 22°     Adagio

  23.     Cap 23°     Autunno

  24.     Cap 24°     Tempo

  25.     Cap 25°     Prestissimo

  26.     Cap 26°     Allegro energico

  27.     Cap 27°    Allegro con moto

  28.     Cap 28°     Largo

 

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