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Il Romanzo

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    Cap 1°        Porta di Mare

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    Cap 2°        Notturno

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    Cap 3°        Maddalena

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    Cap 4°        La Pietraia

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    Cap 5°        Il Vicolo

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    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

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    Cap 7          Tempesta di mare

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    Cap 8°        Calura  

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    Cap 9°        Mattia

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    Cap 10°      Quiete

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    Cap 11°      Sciame meteorico

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    Cap 12°      Il mirteto

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    Cap 13°      Cassiopea

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    Cap 14°      Maestrale

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    Cap 15°      Il castagneto

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    Cap 16°      Vaniglia

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    Cap 17°      Bava di vento

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    Cap  18°     Solitudine

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   Cap 19°     Allegro ma non troppo

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    Cap 20°     Andante moderato

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    Cap 21°     Andante maestoso

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    Cap 22°     Adagio

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    Cap 23°     Autunno

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    Cap 24°     Tempo

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    Cap 25°     Prestissimo

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    Cap 26°     Allegro energico

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    Cap 27°    Allegro con moto

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    Cap 28°     Largo

 

 

cap VIII

 Calura

parte prima

 

Imboccò il viottolo che conduceva ai vasti orti.

            Scese velocemente il pendio.

            Gli sembrava di volare.

 

Il cielo era di nuovo limpido, azzurro intenso. Il sole bruciava la pelle, ma era piacevolissimo.

            La intravide da lontano.

                        Era  sola.

            Mattia era inebriato.

 L’elitreo stridio d’amore delle cicale copriva lo stridio dei suoi passi veloci.

            La vide dall’alto, la chiamò a gran voce.

              “ Nanà, amore mio”

 Da sempre, per gioco l’aveva chiamata così, era noto a tutti. Ora non era più un gioco e Maddalena trasalì.

La raggiunse alle spalle, le cinse la vita, baciandola con passione alla nuca.

            Esile e flessuosa come un giunco, si divincolò con dolcezza.

            Dopo averlo  salutato con un sorriso dolcissimo, riprese  il suo lavoro, aumentando il passo, per allungare la distanza tra di loro.

            Mattia le si mise a fianco.

            La osservava, in silenzio.

            Era ineffabile il suo sentimento, la sua felicità.

La giovane riprese il cesto che le era caduto nell’abbraccio appassionato.

             Rossi, intensi, polposi, maturi, i pomodori racchiudevano tutto il profumo e il calore accumulato nell’estate assolata. Maddalena li  sceglieva ad uno ad uno, li staccava dalla pianta. Con  tatto sensuale la mano di Mattia scivolava sulla sua con dolcezza, lisciando la pelle fresca, candida.

            “ Sei bellissima “

Con un fazzoletto le asciugava il sudore, che il sole caldo e l’afa, ma ancora di più la vicinanza di lui, le causavano.

            “ Sei bellissima. Ti amo” Continuava a ripeterle. Lei continuava tacita a tastare i frutti.

Maddalena non aveva minimamente pensato di averlo vicino di giorno. “Ma in fondo non c’è nulla di illecito” pensò. Nulla di sospetto. Lui poteva recarsi negli orti, nelle vigne, dove voleva, tutto gli apparteneva, dalle vigne agli orti a perdita d’occhio.

            Tutto, da generazioni.

            Lei, da poche ore.

Era frastornata, le doleva la testa. Il sole le surriscaldava gli indumenti. Mattia la seguiva voglioso, fra le piante  dal profumo aspro, selvatico, voluttuoso. Maddalena non sapeva cosa fare. L’ineluttabile attrazione che provava la paralizzava mentalmente.

Aveva paura. Avrebbe voluto essere a casa, al sicuro.

            Da occhi indiscreti.

Forse dallo stesso Mattia e da se stessa.

“Ho finito. Per favore rientriamo. Sono stanca e il cesto è diventato pesante”

Mattia le prese il cesto dalle mani. Lo poggiò per terra e cominciò a baciarla di nuovo. Maddalena trovò ancora una volta il coraggio di divincolarsi.

“ Rientriamo. Per favore, lasciami andare “ lo implorava con insistenza.

Mattia riprese il cesto che lei voleva portare. “ Non devi fare questi lavori, non sono adatti a te. Ti stanchi “.

Si avviarono su per la collinetta, Maddalena si fermò. La tensione l’affannava.

            “ Stai qui, vado a prendere dell’acqua”

Mattia si recò di corsa alla fontanella. Chiese a una contadina una giaretta. La riempì di acqua fresca. Raggiunse Maddalena che si era seduta su un tronco. Riempì le mani di acqua e le massaggiò i polsi, le tempie, la nuca.

            “ Va meglio?”

Non andava meglio, perché sentire le sue mani sul suo corpo la faceva stare peggio, il desiderio la distruggeva. Ripresero il cammino, attraversando i vialetti sarmentosi. Con un cenno del capo il barone rispose al saluto affettuoso dei vignaioli.

“E mò chi faciti? Restati o ve ne tornati a Roma?”

Era la domanda che seguiva, a scia.

“Mi fermo qui, a giorni aprirò uno studio. Vienimi a trovare, così vediamo come stai” rispondeva continuando a camminare.

Arrivarono a Palazzo. I pochi gradini della larga scalinata fecero ansimare ancora di più Maddalena. Provò  una insolita soggezione nel grande atrio, entrava e usciva tante volte al giorno, ma ora era diverso. Tutto le appariva più lussuoso, più elegante. Le distanze si erano allungate, ora che Mattia le era così straordinariamente vicino.

            Scesero nell’assolata cucina.

Maddalena accostò le tendine di tulle, voleva sentire protezione dagli sguardi indiscreti di qualcuno di passaggio.    Non avrebbe voluto essere lì, ma doveva per lavoro e lo doveva a Mattia  che lo voleva e a lei che lo desiderava. Le tende le sembrarono ancora più trasparenti. Erano diventate ancora  più fini al tatto, ancora più preziose.

            Ricamate da Donna Filomena circa un secolo prima.

            Non avrebbe neppure sperato di poter aver un velo da sposa così, il giorno del suo matrimonio.

Quando era bambina, per gioco Mattia ne sollevava un lembo e  lo poggiava delicatamente sul suo capo.

            “Sarò così il giorno del mio matrimonio con Mattia” aveva in seguito bisbigliato alle altre bambine che come lei giocavano nella grande cucina.

            “Lascia stare quella tenda o vuoi che non mangiamo per un mese?” l’aveva rimproverata aspramente sua  madre.

            Nello accostare la tenda sentì l’eco severo del ricordo, e la lasciò andare subito. 

Da quel giorno non l’avevano più lasciata giocare con Mattia, da sola.  

            “Lascia stare quella tenda. Vieni qui Nanà, non avere timore, non ci vede nessuno. Vieni qui, amore mio”

          

  Mattia l’attrasse a se.

 

            “Lascia stare quella tenda. Da domani non  giocherai più qui”

Forte, prepotente, il ricordo della voce materna le fece sollevare le mani che delicatamente scostarono Mattia, nell’accorata richiesta di non tormentarla ancora.

            “Nanà, ti amo, ti amo”

Mattia continuava ad abbracciarla, suadente e appassionato.

   “Maddalena. non mi piace il tuo nome. E’ troppo lungo, la sorella anziana di mio padre si chiama Maddalena. E’ un nome vecchio, da vecchia. Tu sei Nanà, la mia compagna di giochi. Sei una bambina, il tuo nome deve essere dolce, dolce come te”

Questo ricordo fece cedere le sue resistenze, mentre Mattia  incurante delle sue implorazioni, la baciava con passione sul collo.

            L’arcigna figura di donna Maddalena non le si levava   dalla mente.

Donna Maddalena, lei la conosceva bene. Da bambina, credeva che quella donna fosse così  fin da neonata, che gli angeli l’avessero portata con il suo abito di taffetas nero e la preziosa parure di brillanti e rubini. Donna Maddalena, la padrona di tutto, così credeva la piccola Maddalena.

            Anche dell’aria.

Era strano.

I suoi arrivi alla tenuta, mai improvvisi, ma temuti da tutti, erano sempre accompagnati da una grande calura.

            Si soffocava di caldo in cucina.

Sua madre non tornava a dormire a casa la sera precedente, restava con tutti gli altri domestici a preparare di notte i grossi pani, i taralli con l’anice, i biscotti annasprati, i mostaccioli. Poi verso l’alba continuava con il pan di Spagna che avrebbe usato per la zuppa inglese, le scilatelle di pasta fresca.

            Maddalena, al mattino, entrava in cucina a sorseggiare la tazza di latte bianco e fresco.

            “Fai presto. Vai subito a lavarti e cambiati. Lo sai che Donna Maddalena  vuole tutto pulito”

Era una sensazione sgradevole, ma si sentiva come un bicchiere, un piatto di poco conto.  Tanto la vecchia severa non vedeva nessuno al di fuori dei suoi parenti, gli altri non esistevano proprio, come fossero trasparenti.

            “Perché mi devo cambiare?” Una sberla era stata la risposta della madre.

A questi ricordi, che come sgradevoli baleni, le avvelenavano la mente, le si velarono gli occhi. Mattia colse la grande tristezza, per lui giustificata da motivi morali.

“Non pensare a nulla, neanche a Giovanni. Amami come sempre, lo so che mi hai sempre amato. Voglio che tu sia felice” La voce di Maddalena era solo un soffio per lui. Più lei implorava di lasciarla più lui la soffocava di carezze.

“Lasciami. può arrivare qualcuno. Ti prego” Stava quasi per piangere.

“ Sì, ti lascio. In effetti ero salito a Palazzo per fare colazione e la doccia. Come vedi sei tu a distrarmi” Le disse continuando a stringerla,  fuori di se dalla gioia.

            Si era levato di nuovo il vento. Le tendine di tulle cominciarono a volteggiare. Danzavano come fantasmi del passato le trame delle foglie e i tralci ricamati dalla nobildonna di casa Mastai. La benefica aria fresca sollevò Maddalena dalla calura che sentiva addosso, anche perché Mattia si avviò verso la porta. Tranquillizzandola.

            Ma tornò subito indietro.

Un leggero ciabattio la fece trasalire. Qualcuno, forse la madre, stava per entrare in cucina e Mattia le era ancora vicino.  Si sentì spacciata.

C’era sul lungo tavolo di legno scuro un paniere, colmo d’uva bianca. Gli acini gonfi e succosi lo attirarono. Si avvicinò ancora di più a Maddalena, allungò uno mano. Lei si ritrasse, quasi terrorizzata.

            “Volevo prendere dell’uva, posso? E’ lavata?”

Le chiese con tono allegro, ma distaccato, perché in quel momento entrava Vittorina.

“Figlio mio, ti pare questa l’ora di mangiare? Comunque l’uva è lavata”

Mattia scelse un grosso grappolo. Vittoria girò le spalle, prese un tegame da portare in giardino. Lui colse l’occasione per avvicinarsi di più a Maddalena, sussurrandole ancora l’ardente e accorato desiderio:

“Alla Pietraia. Ti prego, ritorna quando vuoi”

Uscì dalla cucina, mentre il sospiro di sollievo di Maddalena fece tornare indietro la madre. Vittoria chiese alla figlia come mai avesse impiegato tanto nell’orto. Candidamente lei raccontò che l’aveva raggiunta Mattia e sulla strada del ritorno i contadini li avevano fatti attardare per i vari saluti.

“Sai come sono fatti. Vogliono sapere tutto di lui”

“E tu che c’entravi? Potevi portare i pomodori. Tuo marito voleva giusto quelli”

“Mattia mi portava il cesto, perché mi ero sentita male. Secondo te, lo lasciavo col cesto in mezzo all’orto solo perché Giovanni voleva i pomodori?”

“E’ giusto. Comunque mi sa che tuo marito ha ragione. Questo caldo ti abbatte. Domani ti vuole accompagnare da sua zia. A Serra l’aria è fresca, ti riprenderai presto. Oggi chiede a donna Isabella il permesso di allontanarsi un pò”

“Io da qui non mi muovo. Voglio stare a casa mia”

“Mah!” fu il  materno commento.

“Ve lo dico io. Qua se non fate un figlio subito, finite col litigare ogni poco, per sciocchezze poi! Lenù, stai attenta a quello che fai!” continuò allontanandosi. “Fai presto" ribadì " non possiamo aspettarti ancora, si è già freddato tutto. Stai attenta a quello che fai, ricordalo! E ricordati che sei sposata! ”

Il fastidioso  e lento ciabbattio, le suonava come un sinistro avvertimento. “Forse ci ha visti”

Era seccata, sentiva sempre il fiato sul collo. La madre e il fratello prima, il marito poi, la controllavano sempre per affetto, per eccessiva premura. Era molto accaldata. Fuori alla cucina c’era una fontanella. Si sciacquò il viso, si rassettò alla meglio. Raggiunse i familiari. Giovanni era taciturno. Tamburellava nervosamente le dita sul tavolo.

“ Come mai così in ritardo? Non sai che ti aspettiamo da tanto? Non mi fare preoccupare più, per favore! Da quando ho saputo che sei tanto stanca, sono sempre in ansia. Domani ce ne andiamo da zia Angela. Starai meglio, vedrai “

Maddalena prese posto vicino al marito, mentre la madre preparava i piatti a tutti. Non aveva appetito, solo sete. Si alzò per prendere una brocca d’acqua fresca. “Lascia, vado io” le disse Giovanni baciandole la guancia paonazza. “ Meglio così” annuì Vittorina, passando il piatto alla figlia, con sguardo indagatore.

            Arrivava Mattia.

“Ci ha visti, ci ha visti”      Ripeteva a se stessa.  Il tarlante sospetto le aveva indurito i lineamenti.

“ Cosa avete fatto a Maddalena? Sembra nervosa” Chiese Mattia.

“Amore mio, come stai?” continuò, rivolgendole uno sguardo dolcissimo e donandole un bacio fraterno sulla fronte.

“ Mattia, vuoi un bicchiere di vino fresco?”

“ Il barone ha da fare. Credo che la famiglia stia già pranzando” Intervenne Vittorina, con fare cortese, ma dissuasivo. “ Da quando in qua sono il barone? Sei o non sei la mia madrina, la mia Vittoria? Come Maddalena resterà sempre ‘l’amore mio’ ?” Con aria gioviale, diede un bacio affettuoso alla donna, ma captava un tono di rimprovero nelle sue parole, una cercata distanza che Vittoria, forse, temeva si fosse troppo accorciata.

            “Cretinate. Non può immaginare nulla” pensò Mattia.

Giacomo lo invitò di nuovo. C’era con loro una bella ragazza, Anna, che gli presentò come fidanzata. Con orgoglio Giacomo gli annunciò che l’avrebbe sposata fra un anno. Mattia si congratulò con loro. Abbracciò l’amico e si presentò alla ragazza.

            Si unì all’allegra tavolata. Prese posto vicino a Maddalena.

“ Eh, no !” sentì dire alle spalle, da Giovanni. " Vogliate scusarmi, ma quello è il mio posto”

“ Scusami tu”  Mattia si alzò, prese una seggiola e la accostò ancora più vicino a Maddalena.

“ Vittoria cosa hai preparato? Posso pranzare con voi? I miei non mi aspettano, avevo avvertito già le mie sorelle. Ho diverse abitudini, da anni. A quest’ora faccio solo uno spuntino. Oggi poi non dovrei toccare cibo, al pensiero di quello che mi aspetta stasera”. Vittoria esibì le pietanze.  Il giovane non potè resistere al timballo di maccheroni, che era il suo piatto preferito, fin da bambino.

“ Guarda che l’ho preparato pure per stasera. Non ho scordato nulla di te”   E gli preparò un bel piatto.

Vittoria amava Mattia come un figlio.

Maddalena non mangiava. L’allegria, l’indifferenza di Mattia la disorientavano.

“Faccio parte delle sue proprietà”     Riflettè tristemente.

“ E tu non mangi?”  Le chiese all’improvviso.

Maddalena trasalì.

“ Da domani mangerà. Andiamo a Serra, lì l’aria è fresca. Qui fà troppo caldo. Posso chiedere a voi qualche giorno di vacanza?” La domanda di Giovanni fu come uno dei lampi del mattino.

“Caro Giovanni, per Maddalena farei qualsiasi cosa, dovresti saperlo bene, credo che tu sia a conoscenza dell’affetto che nutro per lei. Per quanto mi riguarda può stare fuori un mese, le farebbe bene. Come amico e come medico, lo consiglio”

Maddalena aveva gli occhi velati. Avvertiva di nuovo la sensazione sgradevole di quando arrivava la vecchia zia, arcigna, sprezzante nei confronti della familiarità che i giovani di casa Mastai avevano con in figli di Vittorina.

“C’è un fatto, però” continuò Mattia, guardandola dolcemente negli occhi :“Io di gestione di casa non me ne intendo proprio. Sono arrivato ieri, ma neanche un domani me ne vorrò occupare. E’ meglio che ne parli alla mamma”

            “Alla Pietraia, raggiungimi alla Pietraia”

Maddalena sentiva solo questo nella mente, mentre Mattia parlava e la guardava.

            Ora ne era certa.  L’amava con passione sincera. 

“ Avete ragione, scusatemi “ gli rispose Giovanni con aria mortificata.

“ Non lo dire, per carità. E ora fammi un favore, non mi dare del voi. Gli amici mi devono dare del tu “

Mattia aveva avuto sempre un carattere allegro, fin da bambino. “Non vive, si diverte”  osservava il padre.

L’unica consolazione nella scelta di fare il medico, Donna Isabella, l’aveva trovata nel fatto che  il figlio avrebbe avuto a che fare con malattie, autopsie e via dicendo. “Così forse diventa un pò più serio” diceva al marito.

Mattia, in paese, era stato amico di tutti. Partecipava senza sdegno a qualsiasi invito gli venisse rivolto. Quando ne aveva voglia dava una mano ai contadini e, in autunno, quando non poteva fare più lunghe nuotate in mare o salpare con zio Pietro su Cassiopea, andava nei boschi. Tagliava i ciocchi con i taglialegna,  partecipava alla bacchiatura o raccoglieva  le mele, l’uva. Stava bene ovunque e con tutti.

            Amava l’esercizio fisico, sotto qualunque forma si presentasse. A volte tornava a casa, stanco, infangato.

Mi pari  Angeluzzo, ‘u carbunellaru” Lo rimproverava prima Vittoria, con i paragoni, poi la madre, con vere crisi di disperazione. Così i genitori presero la decisione di iscriverlo a un liceo di Gesuiti a Roma e lui, come suo solito, prese quella decisione per il verso buono. Rimase in quel liceo solo due anni, non perché si fosse stancato lui, ma i genitori, che venivano sempre convocati per la condotta, estremamente educata si, ma poco incline all’osservanza delle regole imposte. Era ribelle, allegro, gioviale, ma sempre serio nello studio, che era la sua vera grande passione, oltre alla musica, a Cassiopea.

                     E Maddalena.

 “Vittoria, passami un altro piatto di pasta, per favore”

“Meno male che sei abituato a fare solo uno spuntino a quest’ora!” Commentò ironicamente  Giacomo.

“ Ma che hai capito, non è per me, è per la nostra Maddalena. Mangia qualcosa, altrimenti Giovanni ti porta a Serra!” Apparentemente ironico, tesseva una trama fine.

“ Immagina che divertimento a Serra! Già qua se non ci fosse la vigilia di Ferragosto sarebbe un mortorio!” disse Giacomo.

“Almeno lì ci sono dei boschi bellissimi, silenzio e aria buona” replicò stizzito il cognato.

“Senti Giovà, se vuoi portare Maddalena a Serra va bene, se lei è d’accordo, ma ammetterai che qui l’unica cosa che non manca sono i boschi, il paesaggio, l’aria buona e il silenzio” Giacomo era molto pungente con Giovanni, ma tornò un pò di allegria. Tutti apparivano più distesi, anche Maddalena che mangiucchiò qualcosa. Sotto il pergolato c’era una leggera frescura. In realtà, bastava spostarsi un pochino e si avvertiva l’aria pesante del caldo afoso che arrivava dalle campagne. Il vino fresco, ma forte faceva girare la testa.

“ Che giornata strana! Speravo che il caldo diminuisse dopo quel temporale!” Vittoria era sconsolata. Alle quattro doveva tornare in cucina e la cosa non era gradevole.

“ Hai ragione! Da quando sono qui, sono sempre sotto la doccia. Alla Pietraia si sta proprio bene” disse Mattia con lo sguardo lontano, perso nel mare dei sensi.

            La Pietraia. Non poteva nominarla senza pensare alla sua felicità. Alla passione donata a Maddalena, al desiderio prepotente di riaverla. Non poté fare a meno di guardarla,  carico d’amore.

“Cosa fate ora? Vi riposate un pò, spero! Altrimenti mi sentirò in colpa. Questo mio arrivo vi ha scombussolato, vi ha portato troppo lavoro” disse a tutti.

“Ancora non sai che belle sorprese!” anticipò Giacomo, subito bloccato dalla madre. Mattia volle ancora del vino. Era eccitato, aveva riassaporato il piacere di riavere Maddalena. Cominciava ad avvertire l’ebbrezza di un nuovo incontro. Prese ancora del vino.

“ Vacci piano, i vini nostri sono corposi “ . “ Versane ancora, è così fresco” disse incurante. Il caldo aumentava. Erano quasi le tre. Vittoria si stava appisolando sulla sedia, il capo le ciondolava indolente verso le braccia conserte. Maddalena, si alzò senza fare rumore e con Anna cominciò a sparecchiare. Mattia offrì a tutti una sigaretta. Gli uomini ripresero a conversare, a bassa voce, per non svegliare Vittorina.  Seguiva i discorsi a malapena, preso com’era dall’osservare la sua donna, e dalla possibile, immediata, soluzione da trovare per riaverla al più presto.

            Il vino forte, il caldo, gli impedivano di pensare con lucidità. Forse si era ubriacato.

Anche questa era una situazione nuova. In effetti non aveva mai bevuto tanto. Il caldo diventava sempre più soffocante. Almeno per lui. Come dietro a vetri appannati, vedeva Giacomo e Giovanni conversare tranquillamente. Le loro voci si allontanavano, sempre di più. Aveva sete, tanta sete. Chiese dell’altro vino, che non ottenne. Sentì dire, come in sogno: “ L’avevamo avvertito! Non è più abituato a questi vini. Forse è meglio preparare del caffè “ Giovanni andò in cucina, Maddalena  cominciò subito a macinare il caffè. Si sedette vicino alla moglie, preoccupato.

“ Credi che ci faranno allontanare per qualche giorno?”

“ Se vuoi riposarti tu, va bene, andiamo a Serra. Io, non ne ho bisogno, né voglia” disse Maddalena, docile.

“ C’è un’altra ragione” e avvicinando la seggiola, continuò:  “Non mi dire che sono sciocco, ma ho paura” 

Maddalena continuava girare il macinino, temeva di sentire qualcosa che avrebbe potuto tradirla, almeno nell’espressione. “ Maddalena sei felice con me? Mi vuoi bene? Da quando è tornato Mattia ho paura, paura di perderti”

            A quell’ora la cucina era inondata di sole.

Il caldo del fornello, l’afa soffocante, l’intensa emozione, trasformarono il viso di Maddalena. Chinò il capo, dominandosi con costruita calma. Non era abituata a situazioni ambigue, non avrebbe retto a lungo.

“ Che dici! Mattia mi chiama ‘amore mio ’ da quando sono nata”

“ Non mi riferisco a questo”

Lo sgrocchiolio del macinino si interruppe bruscamente, Maddalena alzò gli occhi pronta a sfidare i leciti e possibili sentimenti di ira e gelosia del marito. Lui, invece, continuò pacato: “Ho un pensiero fisso. Vedi, è come se una parte di te gli appartenesse, da sempre. Dimmi, tu hai mai provato qualcosa in passato, lui ti ha solo voluto bene come un fratello o si è mai innamorato di te?”

“Scordi che quando lui è partito per Roma io ero ancora una ragazzina”

“Ha solo sette anni più di te! Quando l’hai visto per l’ultima volta?”

Maddalena si alzò di scatto e Giovanni la seguì. L’abbracciò, quasi soffocandola e chiedendole scusa. Uscì di nuovo in giardino. Mattia si era addormentato, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate. Lo osservò a lungo. Tutte le ragazze decantavano le bellezze del baruneddu, ed era vero. Era un bellissimo giovane. Molto alto, i capelli castano dorato, portati da sempre un po' lunghi, gli occhi verdi, chiarissimi, lo rendevano estremamente attraente. Portava i tratti dei nobili avi normanni. Quando poi in estate  scendeva in spiaggia o usciva a pesca con gli amici, con la sua pelle dorata, la figura prestante faceva strage di cuori. Quasi tutte le ragazze del paese si erano innamorate di Mattia.

‘Ha avuto tutte le fortune dalla vita, ma non quella che voleva’ rifletté Giovanni alludendo a Maddalena. Non lo avevano convinto le affermazioni della moglie, in cucina. Finalmente arrivò il caffè. Maddalena lo aveva preparato per tutti, compresa la madre che era ora di svegliare. Il grosso sbadiglio di Vittorina, svegliò anche Mattia. Ancora una volta non riusciva svegliarsi nello stesso posto.

“Che è successo?” chiese sorridente e semiaddormentato.  “Ho sognato un leone che ruggiva o eri tu Vittoria, nella  giungla? “ . Era ancora un pò alticcio. Gli passarono due tazze colme di caffè, ma prima volle andare alla fontanella, nel retro, per sciacquarsi il viso.

“Ottimo il pasticcio di maccheroni, soporifero, ma ottimo. Grazie per il caffè” Era di nuovo vigile e allegro, come prima. Si alzò per fare due passi in giardino. Si rese conto di avere la camicia bagnata dal sudore. Raccontò di aver dormito in tutto tre ore circa, in due giorni e di essere  molto stanco. Sentì per dovere verso i genitori, che tanto tenevano alla festa in suo onore, di essere presentabile. Aveva bisogno perciò di dormire seriamente. Chiese se qualcuno poteva svegliarlo verso le sette e mezza. Gli ospiti non sarebbero arrivati prima delle otto. Si congedò, dirigendosi verso l’ingresso principale del Palazzo. Non verso la Pietraia. Lasciò una scia di benevole, familiari chiacchiere sulle sue fortune, sulle tranquillità di vita per i suoi futuri figli, nipoti, pronipoti.

“ La sua fortuna più grande è il carattere franco, leale e la sua simpatia “

Giacomo apprezzava queste doti nell’amico.

“ Già, già, è proprio simpatico”  Commentò astioso Giovanni, a bassa voce. Lo sdrucciolio delle sedie sui ciottoli coprì comunque le sue parole. Era ora di riprendere il lavoro. I preparativi impegnavano tutti.

“ Tu va a casa a riposare. Siamo già in tanti”

Vittorina invitò la figlia ad andare via. Maddalena era in effetti molto stanca. Era disorientata dal crollo delle regole di vita che credeva di essersi imposta, addolorata per il dispiacere che avrebbe potuto causare al marito, che la amava. Si avviò per la ripida salita che la conduceva a casa sua. Non ne aveva la forza. Le ginocchia le si piegavano allo stesso modo di quando la aveva percorso con il codazzo di invitati, la sera del suo matrimonio. Il vicolo diventava sempre più angusto. Le case bianche, attaccate l’una all’altra da ambo i lati, le si stringevano addosso, la abbacinavano.

            Ributtavano tutta la calura del primo pomeriggio.

            Si soffocava.

Raggiunse finalmente l’uscio. Trovò, aprendo, il biglietto lasciato da Mattia. Giovanni non era rientrato, strano evento! Il marito aveva saputo solo al mattino che lei non aveva dormito a casa, e in modo rassicurante dalla madre. Si sentì sollevata, però doveva in ogni caso farlo sapere a Mattia.  Chiuse l’uscio a chiave. Mise anche il catenaccio. Provava un’irragionevole paura.

Si sciacquò il viso. L’acqua fresca, il biglietto ritrovato, la rilassarono.

Si stese sul letto.

            Non voleva pensare a niente, solo riposare la mente, il fisico.

Ma ora non era  più possibile. Il viso di Mattia, le sue mani, le carezze, l’amore silente, in tanti anni, ed esploso come l’eruzione di un vulcano, la sconvolgevano.

            Ma non godeva questa felicità.

L’insidia del rimorso si era insinuata nel cuore. Rammentò la storia del brigante, decapitato a Porta di Mare. Favole atroci, leggende popolari incutono un subdolo timore e quando si perde la serenità si diventa preda della superstizione, figlia dell’ignoranza.

            Maddalena aveva perso la sua serenità, costruita, fittizia, ma pur sempre serenità.

            Si alzò per guardarsi allo specchio.

Si chiese quale potesse essere il suo fascino, la sua bellezza per attrarre tanto un uomo come Mattia, ricco, affascinante, con un futuro brillante e solido. Lei era una donna semplice, di modestissime condizioni. Non usava trucco, non aveva vestiti che potevano esaltarne il fisico.  Solo un diploma, Mattia cardiologo.

            Si affacciò il tarlo del dubbio.  

            “Nanà, amore mio” Se era per un gioco, per un lavoro, per chiacchierare, Mattia la chiamava così.

            “E’ stata una leggerezza. Vorrei morire”

Guardandosi allo specchio confessò a se stessa di aver sposato Giovanni perché era un amico, un bravo giovane, molto innamorato di lei.  Mai aveva sperato pensare a Mattia come innamorato o persino marito.

            Non poteva essere.

Ritenne che la cosa più giusta fosse troncare subito tutto. Sarebbe andata lei stessa a chiedere a donna Isabella un pò di giorni di riposo per lei e il marito. Doveva andare a Serra. Poi lei si sarebbe trattenuta qualche giorno in più. Mattia avrebbe capito, forse. Ma prima o poi lei sarebbe  rientrata e si sarebbe trovata nella stessa situazione. Si sentì come una lepre che cerca di scampare al cacciatore. Distrutta, per aver ottenuto dalla vita nel momento sbagliato quello che aveva sempre desiderato, si rimise a letto. La dolorosa decisone era pur sempre una decisione, forse la più giusta.

            La stanza era fresca, ma lei aveva molto caldo. Aveva l’impressione di avere la febbre alta. Si tastò la fronte, in effetti scottava. Si rialzò, bagnò un fazzoletto e tamponò tutto il viso. Lo lasciò sugli occhi. Rimase immobile, quasi inerte. La benefica frescura le allentò il mal di testa.

            Senza accorgersene si addormentò.

Alle sei Vittorina andò a chiamarla. Sentì a stento la madre che bussava. Si era ripresa. Il sonno era stato pesante, ristoratore. L’aveva allontanata dalla realtà.

“Come sei bella, quando dormi un pò di più, hai veramente bisogno di riposo. Bella, bella mia” Vittoria fu affettuosissima con la figlia.

            ‘Oggi mi sono sbagliata. Quando si commette una colpa sembra che tutti lo sappiano’ pensò Maddalena.

“Fai con comodo, ma dovresti andare alla Pietraia con Caterina. Mattia dorme dai genitori e bisogna risistemare giù per stanotte. Non si sa mai dove vuole dormire. Donna Isabella vuole che faccia le faccende Caterina, perché Mattia le ha detto che tu non devi lavorare. Non è che conosce qualche bella novità tua e non ce la vuole dire? Se no, si preoccupa troppo, non ti pare?” Maddalena non riusciva a seguire tutte le chiacchiere della madre, l’unica cosa certa era che non voleva più scendere alla Pietraia. Certo non poteva rifiutarsi, in fondo era in compagnia di Caterina. Rassicurò la madre, che andò via di corsa per il gran da fare.

            Ricominciò l’ansia.

Si rinfrescò tutta, si cambiò d’abito. Si specchiò ravviandosi i capelli con cura. Incontrò Caterina al portico. Ogni passo era segnato dai ricordi del mattino precedente.

Scesero per la rampa grande. A Porta di Mare imboccarono il viottolo verso la gradinata stretta. “E’ possibile che ogni volta che devo venire qua mi si blocca lo stomaco per la paura? E’ tremendo. A te fa lo stesso effetto?” Caterina aveva chiacchierato per tutta la strada e lei aveva prestato ascolto solo all’ultima domanda. “No” rispose seccamente. In realtà aprendo il cancello sentì che le si bloccava il respiro e non per la leggenda del brigante.

Spicciarono le faccende. Caterina non vedeva l’ora di andarsene. “Vai pure, io salgo con calma. Vai, vai” le disse.

La ragazza non si fece ripetere l’invito e scappò via, sbattendo l’uscio e il cancello del giardino.

Maddalena lisciò il divano del giardino dove era stata a lungo seduta accanto a Mattia, tornò in camera da letto. Voleva dire definitivamente addio alle ore più felici della sua vita. Ebbe la sensazione che qualcuno la osservasse, cominciò ad ansimare. Si girò, non c’era nessuno. La presenza ineffabile la intimoriva. Con rabbia pensò che la sciocca Caterina l’avesse influenzata. Sentì cigolare il cancello del giardino, l’uscio. Era quasi paralizzata dalla paura.

             “ Sei più bella che mai”

 Mattia dall’uscio la guardava estasiato, incredulo di averla incontrata. Era sceso per puro caso e ancora il caso gli veniva in aiuto. Si sentiva assistito dalla fortuna.

            “ Nanà , Nanà “

Il panico che l’aveva paralizzata si era trasformato in felicità immensa.

 

 

parte seconda

 

Il panico che l’aveva paralizzata si era trasformato in felicità immensa.

            Era innegabile.

Gli apparteneva, si appartenevano.

“Ho finito qui, stavo andando via” disse misurando le parole, per non farsi tradire dall’emozione.

“No”  Mattia non voleva separasi da lei, ancora una volta. Aveva aspettato dall’alba questo nuovo incontro. 

 “Mi cercheranno per le sette e mezza. Vieni qui, abbiamo ancora del tempo”

“Non è possibile. Io domani parto con Giovanni devo preparare i bagagli, mi aspetta a casa” Maddalena parlò senza riflettere, era solo riemersa la decisione presa.

“Non è vero, l’ho visto scendere per la rampa grande”

Mattia le sfiorò il viso, le labbra. “Lo so che non è quello che vuoi, resta, ti prego” e ricominciò a baciarla. Ma all’improvviso la lasciò andare. “Hai ragione. Bisogna trovare una soluzione. Devo informarmi per farti ottenere al più presto l’annullamento”

Ottenevano l’annullamento i ricchi, per risposarsi di nuovo.

“Non in chiesa, però, perché è peccato mortale!” Bisbigliavano in paese sui malcapitati, caduti nel vortice dei pettegolezzi.

Maddalena sapeva che una delle clausole era la mancanza di figli, spesso pretestuosa.

“Come posso chiedere l’annullamento se sono  stata io a non volere figli, fin ora!”

A questo lui non aveva pensato, neanche lontanamente. “Chi lo può affermare?” le chiese.

“Io!”

Mattia sorrise al  suo disarmante candore. “Andiamo, hai ragione. Andiamo via da qui” Si avviò verso l’uscio, ma al pensiero di rinunciare a lei per ore o giorni, tornò sui suoi passi. Non riusciva a dominarsi. Con suadenti, sensuali carezze, riuscì ad averla ancora una volta. Maddalena si rese conto di essere completamente assoggettata ai suoi desideri. Le sarebbe bastato scavare ancora di più nell’archeo dell’anima, per portare alla luce un sentimento di inestimabile intensità. Occorreva ripulirlo solo della patina degli scrupoli, delle colpe e avrebbe definitivamente compreso che i desideri di Mattia erano pure i suoi.

            “Chi sa che sei stata qui?” le chiese rivestendosi.

Ancora una volta le lecite situazioni li avevano protetti.

“Nessuno sa che io sono sceso qui.  Vado, prima che mi cerchino! Stanotte staremo ancora insieme, se vuoi, se non sarai troppo stanca” le disse uscendo. Era la prima volta che le diceva “se vuoi”.

Maddalena cominciò a rivestirsi, lentamente.

Per lui era tutto più facile. Rammentò quando attraversando i frutteti, da bambini, diceva di aver voglia di ciliegie, susine. Qualche contadina che lo sentiva ne raccoglieva un pò, li sciacquava e Mattia mangiava subito quello che voleva. Con lei era stata la stessa cosa. L’aveva voluta e l’aveva avuta. Ora sarebbe bastato che anche lei avesse imparato a godere fino in fondo la bontà dei frutti appena raccolti.

Quando sentì chiudere l’uscio, rimasta sola, si sentì nuovamente terrorizzata. Finché poté seguì i passi svelti e rassicuranti di Mattia su per la gradinata.

Vincendo questa strana paura, uscì dalla camera da letto, si accertò di aver chiuso tutto per bene. Riprese l’usuale calma. La regolarità del lavoro da sbrigare la ponevano in una situazione sicura. Ora si apprestava a compiere un dovere, doveva rassettare. Cambiò di nuovo le lenzuola. Rimise a posto tutto quello che Mattia aveva lasciato in giro. Uscì, chiudendo a chiave. Provò l’emozione di chi chiude per la prima volta l’uscio della propria casa, sapendo di lasciarvi dentro un patrimonio di sentimenti, di cose care.

Quando fu in giardino, sentì ancora la strana, tormentosa  presenza di prima. Ancora una volta credette di essere osservata. Alcuni bottoni del vestito erano slacciati, sentì l’intimo bisogno di coprirsi. Era stata sempre molto pudica, ma ora che apparteneva a Mattia non voleva che alcuno potesse osservare niente di più di quello che gli indumenti potessero lasciare intuire. Chiuse il cancello e si avviò per la rampa stretta. Non aveva più paura, sentiva le braccia forti di Mattia che la stringevano. Si sentiva protetta. Alla Pietraia non si era mai avvicinato nessuno senza autorizzazione, non si era mai sentito di furti o altro. Si sentiva sicura, come se fosse la moglie di Mattia. Salì senza ansimare la gradinata stretta. Stava bene, era quasi felice. Imboccando Porta di Mare incontrò il marito. Non si scompose, fu affettuosa e gentile. Nessuno dei due chiese all’altro come mai si trovasse alla Porta, c’era di sicuro del lavoro in mezzo, pure per Giovanni.

“Come sei bella. Hai riposato anche oggi, per bene vedo. Che dici: aspettiamo ad andare a Serra?”

“Non c’è  bisogno, credimi! Dove stavi andando?”

“A fare una nuotata. Perché non vieni con me? Giù da Angelina hai lasciato un tuo costume, ricordi?”

“Certo, andiamo” voleva accontentarlo, come faceva sempre.

Allo stabilimento balneare c’era ancora qualche bagnante. Per lo più turisti, gente di passaggio. Salutarono Angelina e Giovanni le chiese la chiave di uno stanzino per lasciare i vestiti. Maddalena provò grande imbarazzo, pensando di trovarsi sola con il marito. Gli chiese di restare fuori.

“Maddalè, ma siamo sposati! Poi fuori sono tutti forestieri” Lei chiuse, lasciandolo brontolare.  Giovanni era infastidito per l’eccessiva ritrosia della moglie. Non appena ebbe finito e schiuse la porta, Giovanni sgattaiolò dentro richiudendo in fretta. Amava Maddalena visceralmente. La gelosia provata all’arrivo di Mattia, la rendeva ancor più desiderabile. Non le diede il tempo di protestare, che già l’abbracciava.

“Sciocchina, ma che stai pensando” le disse mentre lei contrariata lo spintonava.

“Che bisogno ho di carpire di nascosto, quello che possiamo avere a casa. Come se non ti conoscessi!”

Maddalena si rilassò, lasciando che il marito la abbracciasse ancora una volta.

“Scusami per oggi, non avrei dovuto farti quelle domande stupide. Ho capito che siete affezionati come fratelli. Anche Giacomo ha ragione, Mattia è un bravo giovane, è veramente simpatico. Oggi mi ha fatto capire tante cose. Prima che si addormentasse ci ha parlato di come vivono le donne nelle grandi città, di quanto sono indipendenti. Tutte quelle che hanno un titolo di studio lavorano. Lenù perché non fai la domanda per insegnare, come volevi l’anno scorso?” la allontanò un pò da se.

“Abitiamo già nella casa della vecchia maestra, ora potrebbe diventare la casa della giovane maestra”

Sorrideva.

“La più bella maestra della regione. Ti prometto inoltre che non ti tormenterò più con la richiesta di un figlio. Quando sarai pronta, sarai tu a dirmelo. Io voglio solo la tua felicità”

Maddalena era rimasta abbracciata a lui per tutto il tempo, caduta in una trappola di affetti dalla quale ora era veramente difficile uscire. La novità aveva lasciato pensare a una grande disponibilità da parte di lei, che non aveva neanche la forza di ribellarsi alle lunghe carezze del marito.

“Maddalena chiederò l’affitto annuale di questo stanzino ad Angelina, se ti piace stare qui. Andiamo và, prima che il sole tramonti, altrimenti farà freddo quando usciamo dall’acqua”

Raggiunsero la spiaggia. Stese un telo e si sedettero, lei era docile, accondiscendente. Giovanni accese una sigaretta. “Non voglio più fare il bagno. E’ stato così bello aprirti il mio cuore. Non ho mai avuto l’occasione di parlarti serenamente come ora. Se vuoi, ripensa a quello che ti ho detto. Sono sicuro che ti piacerebbe insegnare”

            Era vero. Le sarebbe piaciuto anche prima.

Le diede un bacio sulla fronte.Maddalena era addolorata, si sentiva assediata da tutte quelle professioni d’amore ora pacate ora esaltanti.Senza dire nulla si tuffò nell’acqua fredda, tra le onde che diventavano sempre più alte. Giovanni la osservava avido di amore. Continuava a fumare, mentre lei a lunghe bracciate si allontanava sempre di più. Quando si sentì sufficientemente stanca si fermò. Al largo.

Quasi non vedeva più la riva, mentre netti la montagna e il torrione dell’ala vecchia di palazzo Mastai oscuravano gli ultimi raggi del sole. Riprese a nuotare, allontanandosi ancora. Quegli ultimi raggi ancora cocenti che le sfioravano la fronte la inebriavano. Lontana da tutto, aveva la possibilità di ragionare con calma. L’acqua fredda che l’accarezzava, senza chiedere, il piacere che provava nel fare una cosa che le piaceva, la resero consapevole dei suoi desideri, della sua matura femminilità, dell’amore che voleva.

Affidava di nuovo a Mattia i dadi del gioco della sua vita.

            Gli avrebbe parlato al più presto.

Tornò a riva, tonificata nel fisico, ma ancora di più nell’intelletto.

Mattia era la sua vita. Non si erano mai chiesti, ma si erano sempre amati. Avrebbe trovato il modo di dirlo a Giovanni. Erano tutti molto giovani e in grado di rifarsi una vita. Sapeva di andare incontro a momenti difficili, ma era decisa a farlo. A riva prese un asciugamano e tamponò con forza la pelle percorsa da brividi. Il marito la osservava. La loquacità precedente si era dissolta nel silenzio di Maddalena. Continuava a fumare, mentre lei si sedeva un pò più distante per cercare ancora qualche raggio di sole. Si intristì nel vedere lo sguardo del marito vagare intorno alle sue gambe snelle, che non riuscivano a trovare posizione. Non avrebbe potuto mentire a lungo, non era da lei.

“Se anche Mattia non si interessasse più a me, lascerei lo stesso Giovanni. Non lo amo, non l’ho mai amato” pensava, giocherellando con la sabbia ormai fredda. Lo fissava con pacata serenità. Lui appariva distratto, continuava a fumare. Non aveva mai fumato tanto. “Non merita una moglie che non lo ama”

“Andiamo, Maddalena. Devo riprendere il lavoro tra un pò. Sono stufo di questa vita, di questo paese. Se ce ne andassimo in America?”

“Per adesso andiamo a cambiarci e torniamo a casa. Mi pare che per oggi i progetti possono bastare” rispose con dolcezza. Era una donna diversa. Era diverso anche il tono della voce.

Era cambiato qualcosa. Nello stanzino, vicino alla moglie, Giovanni si sentiva a disagio. Lei si cambiava, con l’estrema pudicizia di sempre. Lui ne aveva sempre sorriso, fino a quel momento, ora si sentiva gelare. Avrebbe voluto dirle quanto l’amava, ma si trattenne. La pudicizia era diventata ancora più sensuale, come sensuali sono, loro malgrado, le donne pudiche. Era eccitante.

            Si guardava nel piccolo specchio. La cornice era scrostata in più punti, penzolava, reggendosi appena a un gancio di fil di ferro. Maddalena lo bloccava per potersi specchiare meglio. Aveva pettinato i capelli con cura e lucidava le labbra con un rossetto appena rosato.

            Assolutamente insolito questo gesto.

“Non mi piace il trucco. Lasciami in pace” gli aveva detto a più riprese. Lo usava di rado, quando erano invitati a qualche cerimonia o andavano al cinema. Altro evento raro. Giovanni la seguiva in tutte le sue movenze.           Trattenersi dall’accarezzarla lo faceva star male. Non poteva farlo, le appariva stranamente estranea, lontana.

“Andiamo?” gli chiese Maddalena, sorridendo. “Come sei bella” riuscì a dirle a stento, a bassa voce, quasi da non essere udito. Angelina vociava fuori con l’ultimo bagnate, invitandolo a lasciare l’ombrellone, era ora di chiusura.   E la sua voce venne irrimediabilmente coperta. Chiudendo la porta ebbe l’impressione di chiudere un libro, un capitolo della sua vita.

Angelina li salutò a gran voce. “Tornate domani?”

“Può darsi. Ciao” 

Si avviarono per la gradinata grande. Le cingeva le spalle, le accarezzava i capelli.

“Siamo stati invitati al concerto di stasera. Non te l’ho detto fin ora, perché volevo farti una sorpresa. Va a casa a prepararti con calma. A me ci vuole poco” Non lo aveva detto, perché sperava che succedesse qualcosa che avrebbe impedito loro di parteciparvi.  Ma non era accaduto nulla, e cosa poteva accadere del resto? Aveva confidato in tutto, dall’uragano all’influenza degli orchestrali, ma soprattutto nel fatto che Mattia sparisse dalla circolazione, per sempre. Un miracolo, ci voleva un miracolo. Ma tirare in ballo i santi, non era il caso! Si sentiva meschino, vile. Mentre il fianco di Maddalena sfiorava il suo, salendo gli scalini, si sentiva sempre più lontano da lei.

            Come se l’avesse tradita nella fiducia con la sua gelosia e i suoi pensieri negativi.

Arrivati all’imbocco del viottolo per la Pietraia si sentì proprio corrodere la mente. Lì, l’aveva incontrato nel pomeriggio, il maledetto Mattia. Lui non l’aveva visto, così almeno credeva Giovanni e gli aveva voltato le spalle per non essere costretto a salutarlo.

Col passare delle ore l’odio aumentava come la piena di un fiume. Chiese a Maddalena di fermarsi un pò.

“Sono un  stanco. Sediamoci sul muretto” Era una richiesta insolita. Giovanni era un giovane molto forte, ma si sentiva stroncato, sfinito da questa battaglia mentale. “In effetti ieri notte non ho dormito affatto e credo che anche stanotte sarà lo stesso” si giustificò.mMaddalena ansimava ancora di più. Si era riacceso prepotente il desiderio di rivedere Mattia, ora che era vicina alla Pietraia.

“Riposiamoci quanto vuoi, tanto c’è molto tempo” Aveva ripreso il tono dolce, accondiscendente. Con tenerezza gli accarezzò la fronte. Era destinata proprio a lui, non a Mattia, quell’affettuosità. Era un gesto spontaneo.

“Ci saranno tanti invitati stasera. Mia madre ha parlato di quasi centocinquanta persone. Del resto hanno tanti parenti ed amici. Non ci noteranno al concerto, staremo un pò da parte. Come mai non me ne hai parlato prima?”

“Te l’ho detto, volevo farti una sorpresa. Tanto i vestiti buoni li abbiamo, basta che tu li stiri” La gelosia lo divorava. “E’ meglio che mi avvii, avrò da fare”

“Aspetta” Giovanni attrasse a se la moglie e la baciò con una passione senza limiti, mai provata.Fin a quel momento l’aveva amata, ma ora che temeva di perderla, si era accesa una passione violenta. Il muretto era seminascosto dai cespugli dei mirti e dall’oscurità. A mala pena giungeva, fioca, la luce del lampione più vicino.

Maddalena non protestò come suo solito. Si lasciò baciare. Era l’addio, lo sapeva .

Ormai era calata la sera, i passanti erano rari. Per la stanchezza di una giornata di festa e l’ora di cena, la gradinata grande era deserta. Non si udiva null’altro che la risacca sempre più rumoreggiante e il fruscio delle foglioline dei mirti. Un cane si accucciò vicino a loro.

Giovanni teneva Maddalena così stretta che quasi la soffocava. Maddalena cominciava a soffrire, le bruciava nell’anima la ferita che stava per aprire nella vita di Giovanni,  forse nella sua.

 

            “Lasciami ancora del tempo per pensarci”

Gli aveva detto tante volte, prima di dirgli definitivamente si. Ma Giovanni insisteva e alla fine non aveva solo insistito. E per Maddalena era stato un dramma.

Ora aveva chiaro perché a volte la mattina si svegliava con il presentimento che accadesse qualcosa di bello, qualcosa che la riportasse indietro nel tempo. Per tutta la vita aveva sperato che Mattia arrivasse all’improvviso, che le dicesse di amarla. Lei aveva aspettato, fin a quando aveva capito che per loro non c’era futuro.

            Giovanni non aveva voluto aspettare.

Mattia rimaneva fuori a studiare e non tornava, a volte, neanche d’estate. Lei non esisteva nei suoi progetti. 

            “Maddalena ti amo, andiamo a casa” Sentì dire al marito. Fu terrorizzata dalla palese richiesta d’amore.

            “No!” rispose di scatto.

“Come no? Non vuoi tornare a casa! Ho bisogno di te. Ieri ti guardavo dormire, eri bellissima. Passiamo poco tempo insieme. Non posso aspettare, ti prego andiamo a casa. Ti amo” Come poteva opporsi? Non voleva che capisse subito che lo lasciava per Mattia. Si avviarono su per l’ultima rampa. “Cos’hai? Non hai detto una parola per tutto il pomeriggio. Sei ancora arrabbiata per oggi? Ti chiedo ancora scusa. ma non stare in silenzio, ti prego!” Continuò:“Guarda: non c’è nessuno in giro. Oggi c’è stata la grande abbuffata e tutti sono già a casa. Come mi danno fastidio questi pranzi pesanti, queste giornate di festa in estate. Stasera ci sarà il passeggio, per pettegolare su quanto avviene a Palazzo Mastai. Mah!”.  “Perché che succede a Palazzo Mastai? E’ solo una grande festa in onore di Mattia, l’unica novità è il concerto al torrione. Non è la prima volta che danno una festa così importante!”

“Certo tu li conosci bene, sei cresciuta con loro. Del resto non c’è niente di male a parlare di questa festa, ammetterai che in ogni caso scuote la vita paciosa di qua. Tutti ne parlano da giorni. Pare che arrivi anche la fidanzata di Mattia, stasera tardi, da Parigi”. "Non è possibile, Mattia me lo avrebbe detto” rispose nervosamente Maddalena. “E perché avrebbe dovuto? Pare che lui non lo sappia di questo arrivo, gli faranno una sorpresa. Don Alfredo ha incaricato Giacomo di andare a prenderla alla stazione”

            La decisione era diventata definitiva: Maddalena avrebbe lasciato il marito e perso   Mattia per sempre.

“Non ti fà piacere conoscere questa donna? Siete così affezionati voi due, che dovrebbe farti piacere conoscerla. Mi ha detto Giacomo che è una dottoressa pure lei, studia però a Parigi. Figlia di conti, pare”.

Erano ormai sul pianerottolo della loro casa. Maddalena tremava, ora odiava Giovanni. Provava astio, non più dispiacere. Aveva avvertito un tono sadico nel racconto della vita privata di Mattia. “Sei livido dalla gelosia” furono le parole incontrollabili che  sfuggirono letteralmente al controllo inibitorio delle delicatezze che voleva ancora gestire per non arrecare danno eccessivo al marito. Con indifferenza Giovanni aprì la porta. “Perché dovrei essere geloso, e di chi poi? Quello che conta e che tu ed io siamo qui, ora. Noi stiamo bene così, non siamo conti, baroni, ma ci amiamo. Presto staremo ancora meglio”

“Vieni, andiamo di là”Abbracciò ancora una volta la moglie con trasporto, avviandosi verso la loro camera. Maddalena non riusciva a rifiutarsi al marito. Si sentì come una bambina delusa, una bambina con promesse non mantenute.

            Mattia l’aveva usata. Ora che era sposata aveva approfittato del suo amore devoto, sincero. Forse si era sentito ferito nell’amor proprio, nel trovarla sposata. Non l’aveva mai sfiorata e da ragazzi, non si era mai preso delle libertà. C’era stata sempre una grande tenerezza tra di loro.

Lui le diceva: “Sei mia”

            In effetti quelle erano solo parole.

Prima del matrimonio e la prima notte di nozze, Giovanni le aveva detto:

            “Sei mia, è la cosa più bella della mia vita. Ti amo”

Era diventata sua, non come diceva Mattia con affetto, amicizia, ma per il vincolo del loro matrimonio. Stranamente, lei si era sentita sempre libera, non si sentiva di appartenere a nessuno.

            A volte lo pensava, provando un forte senso di colpa. Lei voleva sentirsi libera, capiva che il legame che aveva accettato comportava degli obblighi di affetto, fedeltà. Dopo il matrimonio aveva cominciato ad apprezzare le doti di Giovanni e ne aveva tante, a cominciare dall’amore che provava per lei. All’avvicinarsi del matrimonio si era spesso chiesta se il passo che stava per compiere era giusto o solo obbligato. In quelle ore, d’amore appassionato, passate con Mattia, aveva capito di essere venuta meno, nei confronti del marito ad uno dei legami più forti tra i coniugi, l’intesa fisica, puramente sensuale. Ora capiva il suo rifiuto ad avere un figlio.

Non amava, in questo senso, Giovanni.

 Si sentì travolgere dai ricordi degli abbracci di Mattia, dalle sue carezze e fu catturata dal desiderio di portare in grembo una loro creatura. Aveva paura. Questi pensieri l’avevano messa a nudo davanti alla sua coscienza, più di quando non facesse Giovanni con i suoi vestiti. Le sembrava di camminare lungo un costone di roccia, con le onde battenti.    Difficile trovare riparo. Ma stranamente, si sentì protetta tra le braccia del marito.

            Il suo matrimonio era pur sempre l’unica realtà.

            Al di là di qualsiasi scrupolo, passione o fantasia.

            E le sembrò di tradire Mattia.

Ma che diritti aveva su di lei Mattia? Le aveva solo scombussolato l’esistenza.

“Questi due giorni sono stati così strani” diceva Giovanni sfiorandole le labbra.

“Devo ammettere che l’arrivo di Mattia mi ha fatto capire tante cose”

            Era troppo.  Troppo per chi aveva imparato ad amare con tutte le sue energie da un giorno appena. Lei aveva trattenuto a lungo la disperazione, e cominciò a piangere silenziosamente. Al buio non sarebbe stata vista, ma bagnò una mano di Giovanni. “Cos’hai?” le chiese.

“Sto male, molto male”  ed era la verità. Giovanni accese una lampada. Maddalena era pallida, singhiozzava, in preda ad un attacco di nervi. “Ti aiuto a vestirti. Vuoi che chiami qualcuno?”“No, stai qui, ti prego. Se esci ci si riempie la casa di gente”. “Hai ragione. Posso fare qualcosa? Cosa ti fa male? Esco e vado a chiamare il dottore, non posso vederti così”. “No, ora passa. Mattia ha detto che è un fatto nervoso”. “Già, lui sa già tutto di te. Ma è sicuro che va tutto bene, che sei solo stanca, nervosa? Vado a chiamare il nostro dottore”. “Sto già meglio, dammi un pò d’acqua. poi guardiamo in che stato sono i vestiti e ci prepariamo per il concerto. L’aria fresca e la musica mi distenderanno i nervi”. “Come vuoi. Te la senti veramente?” . Maddalena annuì. Giovanni si sedette vicino a lei, accarezzandole la fronte, i capelli. “Ti ho fatto stancare. E’ colpa mia, ma mi piaci troppo”.

“Lo so”  gli rispose con un sorriso e con gli occhi tristissimi.

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